La tradizione enologica della Sicilia risale all’VIII secolo a.C. quando i Greci portarono il sistema di impianto ad alberello e alcuni vitigni. La moderna enologia siciliana prende corpo a partire dagli anni ’90 grazie al riposizionamento dei vigneti in aree vocate e alla riscoperta di varietà autoctone. La Sicilia è la regione che dedica la maggiore attenzione al biologico, con circa il 30% di tutta la produzione italiana. I vitigni a bacca bianca sono leggermente prevalenti, tra cui spicca la famiglia dei catarratti, seguita dall’inzolia, il grillo, il grecanico, senza dimenticare poi il moscato d’Alessandria o zibbibbo, da cui si ottiene il Passito di Pantelleria, e la malvasia di Lipari. Tra i bianchi internazionali, il più diffuso è lo chardonnay. Tra i vitigni a bacca nera, il più significativo è il nero d’avola, bandiera regionale. Grande notorietà e valore viene attribuita alla doc Etna espressione di un territorio unico riconosciuto ormai tra i più grandi vini al mondo; in questa denominazione entrano in gioco i vitigni a bacca rossa nerello mascalese e cappuccio e il Carricante che caratterizza l’ Etna bianco. Tra i vitigni rossi riscoperti citiamo il frappato che caratterizza l’unica docg siciliana il Cerasuolo di Vittoria. Buona diffusione hanno anche il syrah, il merlot e il cabernet sauvignon. Una regione che è un continente del vino dinamica e dai molti volti.